venerdì, febbraio 25, 2011

Le anatre di Carlotta


Tutti noi dobbiamo essere riconoscenti a Carlotta Fassina, infatti è grazie al suo lavoro se io posso scrivere questo post e se voi potete leggerlo.
Carlotta è un'operatrice didattica e lavora al Museo palentologico di Padova, ma soprattutto è un'appassionata ornitologa.
A lei devono dire grazie anche falchi pellegrini dei Colli Euganei, i gheppi o gufi che ospita in casa, i pipistrelli che recupera, salva, svezza, a cui insegna a volare e che poi libera nei cieli notturni.
E, per quello che ci riguarda, devono ringraziarla anche le oche e le anatre.
Ovviamente Carlotta è una delle anime della LIPU di Padova, le foto di questo post sono sue e di suo marito Giorgio Piras



Ma oltre a scattare alle foto veramente notevoli, Carlotta scrive delle anatre e delle oche sul sito della Lipu di Padova , riporto qui parte del suo articolo:

Oche in Veneto, inverno 2010 - 2011

La nostra regione è stata recentemente interessata da un importante afflusso di oche, spinte a sud ovest lungo il loro tragitto migratorio dalle avverse condizioni climatiche che hanno interessato le regioni centrali dell'Europa. Le oche selvatiche appartenenti al cosiddetto gruppo delle oche grigie (Oca selvatica, lombardella e granaiola) sono svernanti regolari in Italia, in particolare lungo la costa Adriatica, ma i loro contingenti, calati considerevolmente tra gli anni '50 e '80, sono molto fluttuanti ed assommano, tra Friuli, Veneto ed Emilia Romagna, a poche migliaia di esemplari. Il fenomeno di quest'anno è decisamente fuori scala rispetto agli ultimi venti anni, se pensiamo che gli stormi che si possono osservare nella laguna di Caorle superano i 9000 esemplari, per la maggior parte Lombardelle, cui vanno sommati circa altre 2700 oche in zona Isola della Cona (Foci del fiume Isonzo, 1200 Oca selvatica e 1500 Lombardella) e circa altrettante nelle zone umide emiliane, più quelle dell'Oasi di Marano Lagunare (un migliaio?) per un totale quindi che supera abbondantemente le 15000 oche (contro le 5000-6000 abituali).
Un quadro più completo potrà essere raggiunto nei prossimi giorni, quando verranno effettuati i conteggi degli uccelli svernanti nelle zone umide, coordinati in Italia dall'ISPRA, e quindi si aggiungeranno anche i dati relativi alla laguna di Venezia e al delta del Po, territori peraltro dove l'elevato disturbo dovuto all'attività venatoria in genere non consente la permanenza di consistenti stormi di oche.
Oltre alle già citate Oche selvatiche e lombardelle si possono osservare un buon numero di granaiole Anser fabalis rossicus (circa 200 suddivise nei vari stormi) e alcune rarità quali Oca facciabianca (questa di probabile origine ferale), Oca collorosso e Oca lombardella minore.
Delle oche della laguna veneta avevo parlato anche nel post dedicato al "giorno dell'oca" nell'isola di Cona

lunedì, febbraio 21, 2011

L' oca facciabiaca


L' oca "facciabiaca" (Branta leucopsis) ama il freddo, arriva dal Circolo Polare Artico, dove nidifica nelle fredde isole artiche al di sopra della Russia e della Norvegia, alcune colonie sono presenti in Groenlandia, la si può trovare in Irlanda, Olanda ma raramente scende più a sud.
Nelle scorse settimane 12 esemplari erano stati avvistati nell'oasi del Torrile, in provincia di Parma.
Ma l'Italia non è un posto ospitale, la famiglia è stata decimata probabilmente a colpi di doppietta


Solo 4 oche sono rimaste in vita.

Sebbene ne sia stata trovata morta solo una, gli esperti della LIPU ritengono assai probabile che anche le altre oche mancanti all’appello siano state abbattute. Si perché l’oca facciabianca è un uccello estremamente gregario, con un forte senso di appartenenza alla famiglia. Generalmente si sposta in nuclei familiari, generando una prole anche di 12-13 pulcini. Per un lungo periodo i giovani esemplari volano accanto ai genitori, costituendo piccoli stormi come verosimilmente era quello delle 12 oche di Parma.

La gregarietà di questi volatili è tale che quando ne viene colpita una gli altri esemplari del gruppo continuano a volerle intorno quasi a volerla aiutare, come non volendola abbandonare. Comportamento che fa ancor più temere che ad essere uccise siano ben 8 esemplari di oca facciabianca, di cui una sola ritrovata , forse proprio perché il suo recupero era davvero difficile: era in un pantano di sabbie mobili.


ecco l'articolo comparso su "La Gazzetta di Parma del 08 Gennaio 2011"

Era la prima volta che volava nel cielo di Parma. Dopo un lungo viaggio, di almeno 15 mila chilometri, probabilmente dal Mar Glaciale Artico, è stata accolta nella golena del Po a fucilate. Un'oca facciabianca, protetta da tutte le convenzioni internazionali, e non solo perchè in via d'estinzione, è stata trovata morta a Coltaro. Una pagina davvero triste nella storia del nostro territorio. Tant'è che sulla vicenda il consigliere regionale Gabriella Meo sta preparando un'interrogazione: a Parma non era mai capitato che un animale protetto venisse preso a fucilate. E la «cosa» non passerà sotto l'uscio.
L'animale è stato avvistato da un agente della Polizia provinciale, durante un servizio di controllo ambientale faunistico lungo la golena del Po, in un pantano. «Purtroppo - racconta Daniele Ghillani, vice comandante della Polizia provinciale - era impossibile raggiungere la zona, ma già con il binocolo l'agente aveva individuato le caratteristiche dell'oca facciabianca». Immediatamente sono stati allertati gli uomini della Lipu, che grazie a Massimo Gibertoni e a Stefano Barborini di Legambiente Aironi del Po sono riusciti a recuperare l'animale. «Una brutta esperienza - confessa Gibertoni -. Il recupero non è stato facile, ma ci siamo riusciti e l'abbiamo portata a casa. A una prima occhiata non c'erano segni di impallinamento, ma poi le lastre hanno confermato che l'animale è morto a colpi di fucile».
Ben otto. E c'è di più: l'esemplare potrebbe non essere l'unico ad aver fatto quella tragica fine: «Soltanto una settimana fa - continua Massimo Gibertoni - 12 oche facciabianca erano state avvistate nell'oasi Lipu di Torrile ed era stata una bellissima scoperta, per cui la nostra paura è che altri uccelli siano stati cacciati. La prima sensazione è quella quindi di pena e al tempo stesso rabbia. E' evidente che si debba escludere l'errore: non è possibile confondere un'oca facciabianca da un altro uccello. Possiamo solo constatare, in una zona per di più da caccia per appostamenti, è che ci sia stata la volontà di sparare. E, in tanti anni di servizio, è la prima volta che mi capita un'esperienza del genere».
La prima volta anche per il vice comandante Ghillani: «Sì, fortunatamente non era mai successo prima - sottolinea -: l'episodio più grave che mi sia mai capitato. Il cacciatore in questione rischia una denuncia penale. I reati venatori sono punibili con sanzioni che, in questo caso, arrivano a diverse migliaia di euro. Nel caso poi di animali particolarmente protetti, come l'orso, il cigno o il lupo, è previsto anche l'arresto».
L'animale è stato portato dagli uomini della Lipu nello studio veterinario Lidia Ferdani, dove sono state eseguite le lastre, che hanno confermato la presenza di otto pallini da fucile da caccia. «Lunedì consegnerò un'interrogazione in Regione - annuncia il Consigliere regionale Gabriella Meo - per chiedere più controlli, affinché vengano rispettate le regole. Se Parma ambisce a stare in Europa deve comportarsi in modo tale. Trovo incredibile che un esemplare così bello, di specie così rara, possa aver fatto una fine del genere».
Solo una settimana fa, nell'oasi Lipu di Torrile ne erano state avvistate dodici. Una grande scoperta: è rarissimo vedere in Italia l'oca facciabianca. E a Parma non era davvero mai capitato. E chissà che fine avranno fatto le altre? La speranza è naturalmente quella che abbiamo ripreso la lunga strada verso «casa». Verso il mar Baltico, verso la Groenlandia o verso il mar glaciale Artico. «E' in quelle zone che l'oca facciabianca nidifica - spiega Mario Pedrelli, delegato provinciale della Lipu e protagonista principale del recupero dell'animale morto -. In particolare si tratta delle isole, che si trovano sopra la Norvegia, Spitzbergen, e la Nuova Zemlia, nel mar glaciale Artico: zone in cui la presenza umana è davvero scarsa. Si chiama Branta Leucopsis e fa parte del genere oca nera. E' alta circa 70 centimetri e si ciba di muschi, erbe, gamberetti o piccolissimi pesci. Un animale protetto da tutte le Convenzioni internazionali e in via d'estinzione». Un uccello bello nell'aspetto, con le piume nere: elegante e leggendario. E il fatto che sia morto a fucilate ha dell'incredibile: «Già in Italia è vietato cacciare qualsiasi tipo di oca - continua Pedrelli -. E l'oca facciabianca è riconoscibilissima: non è possibile confonderla con un'oca da cortile o con un'anitra, per cui il cacciatore sapeva benissimo che in quel momento stava commettendo un reato, per di più penale».

giovedì, febbraio 17, 2011

Il Museo della Papera

Il Museo dalla Papera non è una mia idea balzana, esiste davvero (non sono sola a questo mondo!).
Il Museo dalla Papera si trova in Italia, alla foce del fiume Isonzo, sull'isola di Cona.


Non è ampio, una piccola, ma interessante esposizione che ripercorre il millenario rapporto tra l'uomo e l'anatra, attraverso un percorso che si snoda dall'antichità ai giorni nostri.
Ci sono vari spazi tematici, dove si intrecciano tradizione e attualità, alla scoperta delle specie presenti nella Riserva e delle varie tecniche di caccia.
Se volete visitarlo dovete andare sopra il punto di ristoro al Pettirosso. E' distribuito su due piani di una struttura che riprende archettonicamente gli antichi casoni locali.
Oltre lle papere ... fisse all'interno del museo, guardando fuori si possono vedere anche quelle vere, infatti il museo è uno degli ottimi punti di osservazione degli ampi spazi che lo circondano grazie anche al potente cannocchiale messo a disposizione per l’osservazione della fauna circostante.

Volete andarci? tutte le info sul museo le trovate qui

martedì, febbraio 15, 2011

Febbraio. Andiamo, è tempo di migrare


Vi ricordate il post sulla Diaccia Botrona in Maremma?
Ieri leggevo sulla Nazione che le anatre stanno partendo.
Pare che ci sia un gran fermento da quelle parti, un po' come quando a casa stiamo per chiudere le valige: Hai preso le chiavi? Ti sei ricordata di girare la chiavetta del gas? Hai messo in borsa il libro che stai leggendo?
Anche le anatre si staranno ponendo domande simili, no?!?
E così i grandi branchi di oche e anatre starnazzanti si mettono in viaggio verso i luoghi dove amoreggeranno, deporranno le uova e porteranno anatroccoli e paperini a fare la prima nuotatina della loro vita.

A leggere l'articolo della Nazione le prime partenze sono iniziate già da una decina di giorni, e ora siamo agli sgoccioli.

I gruppi in partenza sono di circa 25-30 individui, si lanciano starnazzanti in direzione nord assumendo immediatamente la tipica forma a a 'V' rovesciata.
Anche tra le papere ci sono i ritardatari, quelli che rincorrono la V e si mettono trafelati in coda.
Come si organizzeranno? Gruppi di parenti? Gruppi di amici? O si sale sulla prima/ultima V che passa, come si fa noi con il tram?

E' interessante il virgolettato del Dott. Fausto Corsi del Gruppo Ornitologico Maremmano

''Dai pochi dati a mia conoscenza fanno una tirata fino al lago austriaco di Neusiedl, un grande lago al confine con l'Ungheria dove si concentrano grandi stormi in migrazione.

Probabilmente qualche branco farà tappa anche a Comacchio, e nelle lagune Friulane e Venete. Ma tutti nel tardo pomeriggio dovrebbero arrivare. Hanno scelto una giornata perfetta, temperatura mite e un leggero vento in coda.

Ho consultato le previsioni e sembrano perfette per tutto il tragitto, non si prevedono temporali.
Viaggeranno in assenza di vento contrario.

Poi via per le aree di nidificazione, nel caso delle 'nostre' oche selvatiche in Polonia, Germania, Rep. Ceka. Per le Oche lombardelle e per l'Oca lombardella minore, la strada è ancora lunga, dovranno arrivare nelle zone sub -artiche della Russia''.


Buon viaggio, ci si rivede al prossimo inverno.

P.S. il titolo non è un errore, avevo questa di D'Annunzio che mi frullava nel retrocervello, solo il mese non andava bene!

Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?

(I PASTORI dall'Alcyone)

lunedì, febbraio 14, 2011

14 febbraio

Buon San Valentino a tutti

domenica, febbraio 13, 2011

Oche al lavoro

Usare le oche per tenere puliti i filari delle viti, questa è l'idea innovativa (in realtà un ritorno alle origini) che hanno avuto Roberto ed Emma Di Filippo proprietari in Umbria dell'azienda agricola Di Filippo che produce vino da agricoltura biologica.
Emma e Roberto hanno cercato la soluzioni per una viticoltura a basso impatto ambientale, l'idea che li ha guidati è quella di condurre un vigneto senza l’utilizzo di macchine, ma solo con l’aiuto di animali.
L'esperimento è iniziato nel 2010 su una piccola parcella di pochi filari di vigna, e ha dato buoni risultati.
Grazie alle oche si è ridotto il consumo del petrolio ed è diminuito il calpestio in vigna dovuto al passaggio delle macchine pesanti che inevitabilmente rovinano il terreno.


Ci vogliono circa 200 oche per tener pulito (e anche concimato) un ettaro di vigneto, anche se l’azienda ipotizza uno spiegamento di forze di minor entità per la sperimentazione su superficie più vasta.
Nella fase sperimentale, le oche si sono alimentate della vegetazione spontanea tra i filari e di minime aggiunte di mangime.
Per tutto il mese di luglio hanno disdegnato l’uva, che era molto lontana dalla maturazione, ma ad agosto, hanno cominciato a gradire i grappoli più bassi, alla loro portata.
Particolare di cui tener conto nel 2011!
Grappoli mangiati a parte, il risultato è comunque di grande interesse tanto che l’azienda continuerà ad utilizzare oche allevate con la filosofia biodinamica. oche che cresceranno libere tra i filari e che proverranno da un’azienda anch’essa a conduzione biodinamica.

Oche in prestito? Oche in affitto? Che fine fanno le oche dopo la vendemmia? Mi sa che alle prossime cantine aperte, oltre alla Porc session avremo anche una Duck session

Papera scacciapensieri Balinese

E dopo tante immagini di papere in piume e becco torniamo alle mie preferite: le icone di papera, come questa che subito ho prelevato da Not yet truly Asia di Erica (Erica lo sapeva che come la vedevo la pubblicavo!)
è uno scacciapensieri molto artigianale che è stato acquistato a Bali, la papera con il vento si muove. Bellissima!

sabato, febbraio 12, 2011

il paradiso dei guardoni è a Le Cesine

Il luogo migliore per fare i "guardoni di papere" è la Riserva Naturale dello Stato Le Cesine gestita come oasi dal WWF da oltre 30 anni.
E' stata eletta paradiso dei birdwatcher praticamente all'unanimità (500 voti su 650 votanti).
La riserva è posizionata in modo strategigo sulle rotte migratorie dal nord Europa all'Africa, infatti si trova nel Salento (Puglia) ed è l’ultimo tratto superstite della vasta zona paludosa che si estendeva da Brindisi a Otranto.
Il suo paesaggio è un'alternanza di dune, aree palustri, canali di bonifica, bosco misto e macchia mediterranea, ideale per ospitare una moltitudine di specie.
Gli amanti di anatre e oche qui potranno osservare Codoni (Anas acuta), Mestoloni (Anas clypeata), Alzavole (Anas crecca), Fischioni (Anas penelope), Moriglioni (Aythya ferina), Morette (Aythya fuligula), Volpoche (Tadornatadorna)...


Volpoca

Alzavola

Germano reale

Codone
Fischioni in volo
Mestolone

martedì, febbraio 08, 2011

Il giorno dell'Oca all'isola della Cona

oche siberiane

Sabato prossimo si festeggia il "giorno dell’oca" all’Isola della Cona, alla foce del fiume Isonzo
Le Oche erano arrivate dalla Siberia tra Natale e Capodanno dapprima in sordina, poi sempre di più e più starnazzanti .
Alla fine si erano posate in 4000 alla foce dell'Isonzo nell’area della Cona.

L'imponente migrazione di Oche Siberiane è un fenomeno piuttosto inedito per questi uccelli, generalmente tra i più riluttanti a spostarsi. Quest'anno si son decise a partire a causa del freddo intenso e della copertura nevosa che ha interessato le aree centro-europee, in particolare la pianura di Hortobagy, in Ungheria.

Febbraio, è giunta per le Oche Siberiane l'ora di migrare, il richiamo della natura le spinge a tornare nella loro zona di riproduzione nel nord.

Vedere gli stormi alzarsi in volo sarà un vero spettacolo della naturaPer questo sabato è in programma il ”Giorno dell’Oca”, nell’ambito dell’ormai tradizionale cerimonia che intende dare un saluto simbolico agli ospiti invernali della riserva naturale.
Il titolo dell’iniziativa si ispira ad una poesia di Biagio Marin, ”Oseli Migranti".
Alla Cona osi alzeranno in volo anche altre specie di oche: l' Oca lombardella, l’Oca lombardella minore, l'Oca collorosso e anche un'altra particolarissima e rara specie, l'Oca zamperosee, che nidifica a livello mondiale esclusivamente in Groenlandia, Islanda fino alle Svalbard, zona dalla quale più probabilmente giungono i soggetti ora presenti alla Cona, dopo una possibile tappa in paesi come la Danimarca e la Germania.
oca zamperosee

Non mancheranno all'appello neppure le Oche granaiole della tundra, provenienti dalle regioni della Siberia occidentale


Ma non è detto che si riesca facilmente a vederle: questi uccelli prediligono le vaste e tranquille piane fangose di marea, tra la foce del fiume e il canale Quarantia. Tuttavia, è possibile, con notevole frequenza, che questi esemplari, strettamente erbivori, per dissetarsi o mangiare, si posino anche nell’area attrezzata circostante il Centro Visite.



per altre info visitare il sito della riserva naturale dell'Isola della Cona
notizie sugli avvistamenti qui
le bellissime foto le ho prese da qui e da qui

domenica, febbraio 06, 2011

Anatre a Venezia

Enzo Pedrocco è un giornalista de la Voce di Venezia, ed è sospettoso quanto me in fatto di anatre.
Nel suo articolo (dal quale ho tratto la notizia e le foto) racconta che sulle rive e nelle acque dei rii di molte zone periferiche di Venezia, come Santa Marta o Rio Terà dei Pensieri sono improvvisamente comparsi dei Germani.
Secondo il giornalista le anatre non possono essere arrivate da sole, dietro c'è lo zampino umano.
Uno zampino generoso e disinteressato o peloso?
Si tratta di un veneziano amante delle papere che vuole vedere le sue creature preferite sguazzare allegramente per le calli, oppure si tratta di un cuoco che vuole avere a portata di mano la materia prima per frittate e arrosti?
La domanda se la pone il giornalista e me la pongo anche io!







(foto scattate a Santa Marta o Rio Terà dei Pensieri da E.Pedrocco)

sabato, febbraio 05, 2011

Maremma, alcova dei migratori

Ecco una bella notizia.
Riporto pari pari l'articolo del Corriere della Sera, non c'è bisogno di commenti!

Miracolo Maremma, alcova dei migratori

Osservazioni record di volatili nelle oasi del Wwf:
«Segno che il territorio è sano, almeno per ora»

Sulla zona incombe la minaccia della nuova autostrada tirrenica e del porto di Talamone

Osservazioni record di volatili nelle oasi del Wwf:«Segno che il territorio è sano, almeno per ora»


GROSSETO – Più che un avvistamento sembra un miracolo sospeso tra cielo e terra. «Eccole, stanno volando verso Magliano», grida Fabio Cianchi, coordinatore delle oasi maremmane del Wwf. Sono gru, una cinquantina. Si muovono, cenerine, in formazione, eleganti e fiere. Sono appena partite dalla laguna di Orbetello dove hanno trascorso la notte. Sono le 9.10 dell'11 gennaio e la giornata promette altre meraviglie in questa Maremma straordinaria, umida e selvaggia. Diventata in questo periodo una grande alcova per migliaia di uccelli migratori che stanno svernando.

ANNATA ECCEZIONALE - Si annuncia un’annata eccezionale di arrivi. «Sabato e domenica inizierà il censimento – spiega Cianchi – e siamo certi che i numeri saranno sopra la media». Aumentano gru, oche e anatre selvatiche, fenicotteri, ma anche avocette, pavoncelle, chiurli. Secondo gli esperti quest’anno le oche selvatiche che hanno trovato rifugio nelle zone umide della Maremma saranno almeno cinquemila. Moltissimi anche i fenicotteri (più di quattromila), le anatre selvatiche (diecimila). Si calcola inoltre che nelle oasi e in laguna stiano trascorrendo l’inverno almeno duecento gru. «Ma sono cifre parziali – spiegano Fabio Cianchi e l’ornitologo e ricercatore Francesco Pezzo – perché solo dopo i censimenti di sabato e domenica si potranno avere numeri più precisi. Una cosa però è certa: quest’anno gli arrivi sono ottimi, un buon segnale per la Maremma. Quando ci sono questi uccelli significa che l’habitat naturale non è stato distrutto e l’inquinamento non è significativo».

Meraviglie tra terra e cielo Meraviglie tra terra e cielo Meraviglie tra terra e cielo Meraviglie tra terra e cielo Meraviglie tra terra e cielo Meraviglie tra terra e cielo Meraviglie tra terra e cielo

PROGETTI - La conta degli arrivi, anch’essa uno spettacolo, si svolgerà sabato nell’oasi di Orbetello gestita in parte da Wwf, Forestale e Provincia di Grosseto e a Burano (Capalbio), zona umida completamente gestita dal Wwf. Domenica il censimento si sposterà verso nord e toccherà le meraviglie della Diaccia Botrona (Castiglione della Pescaia) e del Padule della Trappola nel Parco Naturale dell’Uccellina. Poi da controllare ci sono centinaia di zone umide minori comunque importantissime per l’ambiente. Si guarda il cielo e si spera anche in qualche incontro eccezionale. Come quello avvenuto il giorno dopo Natale quando, sul lago di Burano, è stato avvistato un cigno selvatico. È la prima volta che accade perché solitamente questi uccelli svernano nelle zone umide della Scozia e dell’Inghilterra». Perché si sia spostato molto più a Sud resta ancora un mistero. Comunque positivo per la Maremma. «Oggi incontaminata – sottolinea Cianchi – ma ancora minacciata. Ci sono due progetti, quello dell’autostrada Tirrenica e del porto di Talamone, che potrebbero compromettere l’habitat di questi animali e distruggere un paradiso naturale conquistato con grande fatica e molti sacrifici».

articolo di Marco Gasperetti sul Corriere della Sera dell' 11-1-2011

mercoledì, febbraio 02, 2011

anatre-robot

Quando ho letto questa notizia ho pensato: "slurp, materiale appetitoso per MondoPapera", E poi l'anatra robot radiocomandata mi piace come idea!

Ecco di cosa si tratta:

In California il gruppo di animalisti di WildRescue ha organizzato un corso di addestramento per il recupero e salvataggio di anatre ferite.

I volontari si addestrano su una spiaggia inseguendo anatre-robot radiocomandate, il loro scopo è di imparare a catturare le anatre senza far loro del male.

Se volete allenarvi i prossimi due corsi sono il 5 e il 12 febbraio. Il 5 a Berkley e il 12 a Malibu.
Non proprio dietro casa, ma l'anatra con le ruote è carina!

martedì, febbraio 01, 2011

e finalmente è arrivato anche il 1° febbraio


notiziola al volo.... visto che si tratta di anatre:

All'oasi di Vanzago una decina di anatre aspettava con ansia l'inizio di febbraio.

Perché?!?

Perché oggi si è chiusa la stagione venatoria in Lombardia, e al Centro Recupero Animali Selvatici del WWF, dove erano state curate, aspettavano questa data per liberarle senza correre il rischi di vedersele impallinare subito dalle doppiette dei cacciatori.

Sono state liberate oggi alle 11. Buona fortuna alle pennute!

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