Salta starnazza si rituffa gioca
Riporto qui, ricopiandolo spudoratamente, il bel post di Ross. Si tratta di un vero e proprio inno all'oca che inizia con la poesia di Guido Gozzano.
Non ho potuto evitare di farlo mio e di inserire qualche foto esplicativa del concetto. L'autorevolezza dell'autrice in materia di papere è fuori discussione: non solo Ross è una collezionista come me, ma addirittura ne possiede alcuni esemplari in piume ed ossa, cosa veramente poco comune.
Vi ho incuriosito sulle oche di Ross? bene, allora andate a leggerne sul suo blog Attaccabottone
Ecco qua il famoso post:
La differenza
Penso e ripenso: - Che mai pensa l’oca
gracidante alla riva del canale?
Pare felice! Al vespero invernale
protende il collo, giubilando roca.
Salta starnazza si rituffa gioca:
né certo sogna d’essere mortale
né certo sogna il prossimo Natale
né l’armi corruscanti [1] della cuoca.
- O papera, mia candida sorella,
tu insegni che la morte non esiste:
solo si muore da che s’è pensato [2].
Ma tu non pensi. La tua sorte è bella!
Ché l’esser cucinato non è triste,
triste è il pensar d’esser cucinato.
Guido Gozzano, da I sonetti del ritorno (1911)
1. Gli utensili da cucina, corruscanti perché, colpiti dalla luce, rimandano un bagliore improvviso e sinistro, come le corrusche armi bronzee degli eroi epici.
2. Si muore solo dal momento in cui si pensa.
Avete mai osservato un’oca mentre fa il bagno? No, non quando galleggia placida sull’acqua, ma proprio mentre si lava energicamente, inzuppandosi come una spugna. È uno spettacolo buffissimo: il caro palmipede allarga le ali e le sbatte sulla superficie, sollevando nuvole di spruzzi; incurva il collo e lo tuffa sott’acqua, usandolo come una paletta per rovesciarsi l’acqua sulla schiena;
si immerge completamente e si capovolge, rimanendo con le zampe all’insù, per poi agitarsi a più non posso e riaffiorare con le penne tutte spettinate. Dà veramente l’impressione di divertirsi un mondo e di essere perfettamente felice.
È a partire da questa impressione che Gozzano, con la semplicità e l’immediatezza che lo contraddistinguono, si trova a riflettere sul tema del pensiero e del tempo. Il risultato è un delizioso sonetto, incentrato sulla differenza che corre fra il modo umano e quello animale di affrontare la morte (e, di conseguenza, la vita).
L’oca non ha la facoltà del pensiero, almeno non come la intendiamo noi, e non è in grado di concepire la morte. Diversamente dall’uomo, non è consapevole di avere una fine. Mentre starnazza allegramente alla riva del canale non sospetta nemmeno che le “armi corruscanti della cuoca” sono pronte a farla... continua a leggere su Attaccabottone
Grazie della citazione! Le immagini sono perfette, eheh!
RispondiEliminaP.S. Ma lo sai che ultimamente un sacco di gente mi scrive chiedendomi dei consigli su oche e anseriformi vari? Chi vuole aprire un agriturismo e si preoccupa che gli ospiti piumati possano dare fastidio a quelli umani, chi non sa come riconoscere il sesso dei pulcini, chi cerca informazioni su come si allevano le anatre... e molti mi trovano attraverso il tuo blog. Che dici, dovrei iniziare a farmi pagare per la consulenza? :p
@ Ross
RispondiEliminascrivono anche a me, l'ultima era una ragazza che aveva visto una papera in mare, voleva "salvarla" e chiedeva a me come fare.
Se ti fai pagare mi spetta una royalties per i clienti che ti arrivano dal mio blog ;-)