Le Oche vanno all'università
Questa notiziuola è troppo bella per lasciarmela scappare.
Riguarda l'università di Cambridge e le sue oche, o meglio lo scontro tra gli studenti che si oppongono alla riduzione del numero dei palmipedi, e la direzione che deve far fronte alla montagna di cacca paperesca.
Riguarda l'università di Cambridge e le sue oche, o meglio lo scontro tra gli studenti che si oppongono alla riduzione del numero dei palmipedi, e la direzione che deve far fronte alla montagna di cacca paperesca.
Ecco l'articolo uscito sul Corriere della sera del 13 marzo:
Usando il linguaggio gergale, si potrebbe dire che l’università di Cambridge non è un posto per «oche», pensando a ragazze di scarso talento e di inadeguata preparazione. Ma da qualche giorno, pare che il prestigioso ateneo non sia un posto adatto a questi palmipedi in senso letterale. Perché al King’s College, uno dei 31 collegi del campus, le oche arrivate qualche anno fa sono diventate un esercito. Si nutrono dell’erba dei prati distruggendone il manto soffice e regolare e soprattutto lasciano ovunque tracce del proprio passaggio. Per questo i responsabili del mantenimento del college hanno iniziato a ragionare su un processo di contenimento della specie.
Da Gandhi ai topi
Oche canadesi si abbeverano a una pozza nei pressi del King's College
Quando però la notizia è trapelata ed è arrivata alle orecchie degli allievi, questi ultimi hanno reagito prima con una lettera accorata e ora con una vera e propria petizione. Nella missiva, indirizzata ai responsabili del collegio, si segnala che anche Gandhi sosteneva l’importanza della convivenza tra esseri umani e animali, mentre la petizione gioca su carte più concrete, parlando di un crimine che non va perpetrato. Da parte sua Philipp Isaac, responsabile delle questioni strutturali del College fondato da Enrico VI nel 1441, ha puntualizzato al Guardian che nessuno ha mai mosso un dito per difendere la comunità di topi, che aveva trovato modo di riprodursi in sovrannumero. Perché, si è chiesto, tanto problemi per le oche? A suo parere gli animali vanno ridotti perché il loro numero eccessivo ha un’incidenza sullo stato dei prati e dei giardini del college e perché stare dietro alle pulizie diventa davvero molto complicato.
Lo sfratto
Ragioni che gli studenti non vogliono sentire. Un quarto del corpo studentesco ha sottoscritto la petizione, che chiede che gli animali siano trattati con rispetto, perché sono esseri «senzienti», che meritano attenzione e hanno un valore intrinseco. Uccidere le oche, ovviamente, non è un’opzione da considerare e del resto neppure i vertici del King’s College lo avevano fatto. Per ridurre la popolazione starnazzante si erano definiti altri sistemi, come ad esempio la cattura dopo aver piazzato gabbie con il mais sedativo e poi l’allontanamento. Al momento alcuni inservienti se ne vanno in giro con il buio, portando delle torce a laser per spaventare i pennuti e metterli in fuga, ma pare che gli effetti siano ridotti.
Il verso dell’oca
L’altra ipotesi che è stata considerata prevede di installare un amplificatore che diffonda periodicamente il suono di un’oca sofferente, in modo da spingere le sue simili a cambiare zona, nel timore di incorrere nella sua stessa sorte. Un’idea che probabilmente avrebbe un impatto sulla quiete del luogo peggiore di quello prodotto al momento dal nugolo di oche che passeggiano vicino alle antiche mura. E che, a giudicare dalla petizione, non disturbano i giovani studenti, che anzi trovano i palmipedi di compagnia e sono abituati a vederli gironzolare. Un piacere non condiviso dagli inservienti, costretti a rincorrere gli animali o a inseguirli tra vialetti e prati per raccogliere le deiezioni. In modo da lascianre i giardini puliti e comodi, per gli allievi che cercano uno spazio agreste dove riposare e studiare.
e questo è il link all'articolo del Guardian dell' 11 marzo
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