martedì, novembre 10, 2009

Le oche e San Martino


L' 11 novembre, è la Festa di San Martino, vescovo di Tours nel IV secolo, uno dei santi più celebri fin dal Medioevo perché a lui sono connessi tanti detti, proverbi, riti, usanze e tradizioni gastronomiche in molti luoghi dell'Europa.

Uno di questi riguarda per l'appunto le oche:

Secondo un detto lombardo: "Per San Martino castagne, oca e vino!".

Un'usanza, quella di mangiare l'oca, da rispettare per avere fortuna, come ci ricordano i Veneti: "Chi no magna l'oca a San Martin nol fa el beco de un quatrin!".

Ma perché l'oca viene mangiata per la Festa di San Martino?

La tradizione si ispira a una leggenda: era l'anno 371 quando san Martino venne eletto per acclamazione vescovo di Tours in Francia, lui però si nascose in campagna perché preferiva continuare a vivere come semplice monaco. Ma un storno di oche rivelò con le sue strida il nascondiglio del santo agli inseguitori e così dovette accettare e diventare il grande vescovo che poi è stato.

Un'altra interpretazione più sensata afferma invece che siccome le oche selvatiche migrano verso sud all'approssimarsi dell'inverno, ai primi di novembre è facile cacciarle e dopo, naturalmente, cucinarle. Forse per questo si afferma che: "Oca e vino, tieni tutto per San Martino".

In ogni modo la scelta del grasso volatile come cibo tipico della festa di San Martino non è casuale perché dietro la popolare usanza gastronomica si celano vestigia di antiche credenze religiose che deriverebbero dalle celebrazioni del Samuin Celtico: l'oca di san Martino sarebbe dunque una discendente di quelle oche sacre ai Celti, simboli del Messaggero divino, che accompagnavano le anime dei defunti nell'aldilà. Per questo in tutti i Paesi dove la religione celtica era più radicata vi è ancora oggi la consuetudine di mangiare l'oca proprio in questi giorni, a partire dal giorno di Ognissanti, come ci rammentano alcuni versi del Tassoni:

E il giorno di Ognissanti al dì nascenteognun partì de la campagna rasae
tornò lieto a mangiar l'oca a casa
.

In Boemia, non solo si mangia l'oca per San Martino, ma se ne trae l'oroscopo per l'inverno: se le ossa sono bianche, l'inverno sarà breve e mite, se scure è segno di pioggia, neve e freddo.

Gli svizzeri, l'11 novembre, la mangiano ripiena di fette finissime di mele; mentre in Germania la si riempie di artemisia profumata, mele, marroni glassati col miele, uva passita e le stesse interiora dell'animale. Dicono i tedeschi che l'oca perché sia veramente buona deve provenire dalla Polonia o dall'Ungheria (patria di san Martino che era nato nell'antica Pannonia).

In Italia i pranzi a base d'oca nei giorni di San Martino, sono tipici soprattutto del nord: Friuli, Veneto, Lombardia e Romagna. All’antica "Sagra dell'Oca" di Morsano al Tagliamento, in provincia di Pordenone per la “Cena di San Martino” viene servito un intero menù a base d'oca. Mentre in provincia di Pavia, a Mortara, detta "la città dell'oca" c'è persino un salame d’oca detto anche “salame ecumenico”, perché d’origine ebraica, prodotto con il metodo Koscher.

La ricetta tipica della Padania più diffusa per San Martino è il "bottaggio", simile alla "casoeuola" lombarda: nell'oca così preparata la freschezza e la fragranza della verza attenua l'intensità del suo sapore un po' dolciastro.

Una curiosità: nella cucina tradizionale romana non vi sono ricette per cucinare l'oca, forse per ancestrale riconoscenza dei Romani verso questi volatili, simbolo di fedeltà e vigilanza. D'altronde le oche che sorvegliavano il tempio della dea Giunone al Campidoglio riuscirono a salvare il colle dall'invasione dei Galli nel 390 a.C. dando l'allarme con le loro strida!

Tutte queste notizie le ho tratte dal blog Marinacepedafuentes.com Seguite il link per trovare una montagna di informazioni su San Martino e tanto altro.

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